Quando si parla di decarbonizzazione si tende a pensare a ridurre le emissioni generate dal traffico, dai sistemi di riscaldamento, dall’industria, ma non bisogna dimenticare che anche l’IT è consuma, e non poco. I data center, in particolare, sono strutture molto energivore e abbattere queste emissioni può avere un impatto importante sull’ambiente.
Secondo un’indagine di Hitachi Vantara, l’Italia è il secondo Paese europeo per il quale la creazione di un data center ecologico è una priorità assoluta per le aziende (60%), subito dopo la Germania (65%) e prima di Regno Unito (52%) e Spagna (48%). Non mancano gli sforzi da parte delle imprese, che si stanno impegnando su questo fronte, ma i progressi non sono così evidenti.
Hitachi Vantara, parte di Hitachi, fornisce piattaforme dati intelligenti, sistemi infrastrutturali e le competenze digitali alle aziende a livello globale, aiutandole a migliorare il loro business facendo leva sui dati. Negli ultimi tre anni, la filiale italiana ha puntato su una nuova strategia che punta sul canale e suoi partner tecnologici, e che ha portato a una crescita del fatturato a doppia cifra.
La burocrazia è un ostacolo alla decarbonizzazione
L’indagine commissionata da Hitachi Vantara è basata su un campione di 1.000 lavoratori in aziende con almeno mille dipendenti, 250 delle quali negli Stati Uniti e le altre che vivono in Canada, Regno Unito, Germania, Spagna, Italia, Paesi nordici europei, India, Cina e Australia nell’Asia-Pacifico.
Il dato più rilevante è che nonostante il 92% degli intervistati affermi di essere in linea coi propri obiettivi di riduzione delle emissioni, i risultati non sono così evidenti, né arriveranno presto. Ci vorranno ancora decenni prima di vedere i frutti. In particolare in Italia, dove le imprese europee prevedono di riuscire ad azzerare le loro emissioni nette non prima del 2047. Unica eccezione il Regno Unito, che prevede di raggiungere l’obiettivo un anno prima.
A frenare queste iniziative è soprattutto la burocrazia europea: il 52% degli intervistati (47% tenendo conto solo degli europei) sostiene che le normative rappresentino un ostacolo non indifferente. Non è però l’unico scoglio: il 28% del campione sottolinea anche la mancanza di budget, mentre un 20% non ha accesso ai dati critici sulla sostenibilità, percentuale che sale al 31% fra gli intervistati in Europa.
Focus sull’Italia
Se prendiamo come riferimento l’Italia, i data center non sono diventati più green. Più della metà degli intervistati (54%) dichiara di non essere riuscito a ridurre le emissioni dei propri data center negli ultimi due anni. Un terzo (33%) le ha ridotte di una percentuale compresa fra l’1% e il 10%. Curioso notare come per il 13% degli intervistati, le emissioni siano cresciute dall’1% al 10%. Il risultato è che il 39% afferma che non ci saranno diminuzioni delle emissioni nei prossimi due anni, mentre solo un 17% sostiene di poterle ridurre di più del 10%.
Ma qual è la strategia per ridurre queste emissioni? Le realtà italiane si stanno concentrando su fornitori di cloud pubblico (54%, percentuale europea: 56%), infrastrutture hardware (52%, percentuale europea: 41%) e strutture di data center (46%, percentuale europea: 43%), con l’obiettivo di ridurre anche i costi.
“Per raggiungere gli obiettivi di zero emissioni nette, le aziende devono stabilire, con il coinvolgimento dei dirigenti, una strategia concreta ed un piano di implementazione che prendano in considerazione lo spettro delle potenziali emissioni dovute al complesso dell’infrastruttura IT, compresi l’edge, i dispositivi on-premise, quelli off-premise e le comunicazioni Internet“, ha dichiarato Maggie Laird, Responsabile del settore Lumada Software Business e della sostenibilità aziendale in Hitachi Vantara. “Come emerso dall’indagine, troppe aziende – in Italia il 58%, rispetto ad una media europea del 47% – stanno permettendo che le loro strategie siano dettate dalle scadenze e dalla direzione imposte dalle normative, il che può essere un ostacolo perché le imprese rischiano di finire per concentrarsi sulle necessità immediate invece di dare priorità alle motivazioni aziendali per un’operatività sostenibile e al potenziale futuro di crescita che la sostenibilità è in grado di offrire“.
Cloud Ibrido, resilienza e tecnologia sostenibile: i pilastri della crescita di Hitachi Vantare in Italia
Hitachi Vantara ha registrato una forte crescita del suo fatturato in Italia, che ha registrato un +28% rispetto al precedente esercizio. Sono i risultati di un cambio di strategia annunciato tre anni fa. Il percorso di consolidamento dell’azienda prosegue lungo tre direttrici:
Cloud ibrido: la multinazionale ha scelto di concentrarsi su un modello scalabile basato sulla produttività dei clienti e sul fornire rapidamente una soluzione di cloud ibrido completa end-to-end, pre-ingegnerizzata e costruita ad hoc avvalendosi anche della collaborazione di partner come VMware, Red Hat, Commvault, Cisco Systems e Veritas unite alle collaborazioni con gli Hyperscaler Azure, GCP ed AWS.
Resilienza delle operazioni IT: soluzioni che consentono di recuperare in modo efficiente i dati bloccati da attacchi ransomware.
Sostenibilità: dal 2014, Hitachi Vantara ha ridotto del 96% le emissioni di CO2 dalle sue piattaforme di storage virtuale (VSP), ottenendo la certificazione Energy Star. L’obiettivo di Hitachi Vantara è di raggiungere lo zero emissioni nelle proprie fabbriche e nei propri uffici entro il 2030 ed entro il 2050 per l’intera catena di valore.