IA generativa: prepariamoci a spendere anche per le funzionalità base

Gli assistenti virtuali basati sull’intelligenza artificiale generativa stanno rapidamente diventando parte integrante della nostra vita quotidiana. Sistemi sempre più sofisticati ci aiutano a scrivere email, codice informatico e persino poesie, oltre a rispondere in maniera (a volte) molto più precisa e puntuale rispetto alle tecnologie precedenti. Generatori di immagini, inoltre, creano opere d’arte su nostra richiesta, mentre assistenti vocali conversano con noi in modo quasi umano. Tuttavia, dietro questa apparente magia si cela una realtà economica complessa e al momento insostenibile.

Le aziende tecnologiche hanno investito, e continuano a investire, miliardi di dollari nello sviluppo di modelli di IA sempre più avanzati. Al momento si stanno trovando di fronte a una sfida cruciale: far sì che quanti più utenti possibile utilizzino intensivamente questi servizi, in modo da raccogliere i dati necessari per migliorare ulteriormente gli algoritmi. E, proprio per raggiungere questo obiettivo, molte realtà offrono gratuitamente l’accesso alle proprie piattaforme di IA generativa.

Il prezzo dell’innovazione: perché l’IA generativa non può più essere gratis

Questa strategia ha permesso una rapida diffusione e adozione di tecnologie come ChatGPT o Copilot, che vengono proposti gratuitamente agli utenti che ne intendono sfruttare le funzionalità base. Gli utenti si sono abituati a interagire quotidianamente con questi assistenti virtuali, integrandoli nelle proprie attività personali e in alcuni casi anche lavorative. Le aziende stanno quindi raccogliendo enormi quantità di dati preziosi per affinare i propri modelli, al fine di risolvere i problemi più evidenti che abbiamo già visto insorgere con le IA generative più celebri, come ad esempio quelli legati alle “allucinazioni”.

Il rovescio della medaglia è rappresentato dai costi astronomici legati allo sviluppo e al mantenimento delle infrastrutture tecnologiche necessarie per portare l’IA generativa sui dispositivi degli utenti. I data center necessari per far funzionare i modelli di IA generativa consumano enormi quantità di energia elettrica e acqua, e a ciò si aggiungono le spese per la ricerca e lo sviluppo di nuovi algoritmi. Gli investitori che hanno finanziato queste imprese iniziano a manifestare una crescente impazienza, chiedendo sempre più a gran voce risultati concreti e un chiaro percorso verso la redditività. Insomma, come manifestato da diverse indagini, l’entusiasmo iniziale per l’IA generativa sta lasciando il posto a un certo scetticismo da parte delle banche d’investimento.

Un analista senior di Goldman Sachs ha recentemente sottolineato come la tecnologia abbia costi elevati ma stenti ancora a dimostrare la propria utilità pratica. Gli analisti di Barclays, inoltre, prevedono che le grandi aziende tecnologiche investiranno circa 60 miliardi di dollari ogni anno da qui al 2026 per lo sviluppo di modelli di IA, una cifra colossale che solleva dubbi sulla reale necessità di un numero così elevato di chatbot e sistemi di IA generativa.

Le preoccupazioni degli investitori non sono infondate. Google, ad esempio, ha recentemente pubblicato risultati finanziari che, pur essendo positivi in termini assoluti, hanno evidenziato una riduzione dei margini di profitto a causa dei crescenti costi legati allo sviluppo dell’IA. Di fronte a questa situazione, appare sempre più probabile che le aziende del settore saranno costrette a rivedere le proprie strategie di monetizzazione. In altre parole, l’era dei servizi di IA generativa completamente gratuiti potrebbe presto giungere al termine, lasciando spazio ad abbonamenti o pagamenti per utilizzo.

Già oggi assistiamo ai primi segnali di questa transizione. Microsoft offre Copilot, il suo assistente IA integrato nelle applicazioni Office, come servizio premium a pagamento per le aziende. OpenAI ha lanciato ChatGPT Plus, una versione a sottoscrizione del suo popolare chatbot che garantisce funzionalità avanzate e accesso prioritario. Anthropic propone opzioni di abbonamento per il suo assistente virtuale Claude. Anche Google propone il suo Gemini in versione Advanced a pagamento. Ma si tratta in ogni caso di soluzioni pensate prevalentemente per il pubblico professionale.

Lo stesso trend potrebbe però arrivare molto presto anche per i servizi dalle funzionalità “consumer”. Amazon, nello specifico, sembra intenzionata a seguire una strada simile per il suo Alexa. Secondo indiscrezioni non ancora ufficializzate, l’azienda starebbe sviluppando una versione avanzata di Alexa basata su IA generativa, che potrebbe essere offerta come servizio a pagamento. Il progetto, noto internamente come “Alexa Plus”, mirerebbe a fornire un’esperienza di conversazione più naturale e capacità di comprensione superiori rispetto all’attuale assistente vocale.

La transizione verso modelli a pagamento non sarà priva di sfide. Gli utenti sono ormai abituati ad avere accesso gratuito a molti di questi servizi e potrebbero essere riluttanti a pagare per funzionalità che prima erano disponibili senza costi. Un altro ostacolo è rappresentato dalla qualità non sempre ottimale dei risultati prodotti dall’IA generativa: come evidenziato da uno studio recente, quasi un terzo dei progetti basati su questa tecnologia potrebbe essere abbandonato entro il 2025 a causa di problemi come la scarsa qualità dei dati e l’assenza di adeguati sistemi di controllo, fra le varie motivazioni.

Le aziende dovranno quindi lavorare duramente per migliorare l’affidabilità e l’utilità pratica dei loro servizi di IA generativa. Solo offrendo un reale valore aggiunto potranno giustificare la richiesta di pagamento agli utenti, fattore che probabilmente richiederà ulteriori investimenti in ricerca e sviluppo, creando un circolo vizioso di costi crescenti e pressioni degli investitori per la monetizzazione.

Dalla gratuità agli abbonamenti: il futuro dei servizi di IA a pagamento

Nonostante queste sfide, il potenziale dell’IA generativa rimane enorme: le aziende che hanno implementato con successo le nuove innovative tecnologie hanno registrato in media un aumento dei ricavi del 15,8%, un risparmio sui costi del 15,2% e un miglioramento della produttività del 22,6%. Cifre che dimostrano come, se utilizzata in modo efficace, l’IA generativa possa portare benefici concreti. Le grandi aziende tecnologiche come Microsoft, Google e Apple, inoltre, sembrano intenzionate a perseverare nei loro investimenti, integrando sempre più l’IA generativa nei loro prodotti e servizi.

La loro forza finanziaria consente loro di sostenere i costi di sviluppo nel lungo periodo, in attesa che il mercato maturi e si consolidino modelli di business redditizi. Per le startup e le aziende di dimensioni minori la situazione è più critica. Senza le risorse dei giganti tecnologici, le realtà più piccole rischiano di non riuscire a sostenere i costi di sviluppo e manutenzione delle infrastrutture necessarie, e alcune di queste potrebbero essere costrette ad abbandonare progetti innovativi o a cercare acquisizioni da parte di aziende più grandi.

È probabile, pertanto, che per il prossimo futuro assisteremo a una progressiva stratificazione dei servizi di IA: le versioni base, con funzionalità limitate, potrebbero rimanere gratuite per attrarre utenti e raccogliere dati; mentre le funzionalità più avanzate e personalizzate garantite dall’IA generativa saranno invece offerte a pagamento. Gli utenti dovrebbero quindi prepararsi a mettere mano al portafoglio per accedere alle potenzialità dell’IA generativa. Chi vorrà utilizzare questi strumenti per aumentare la propria produttività lavorativa o per progetti creativi complessi deve già considerare l’investimento in abbonamenti premium, ma in futuro anche chi vorrà utilizzare i nuovi strumenti di IA generativa per funzionalità mainstream, o per il mero apprendimento, potrebbe essere costretto a pagare un dazio mensile.

D’altra parte, questa evoluzione potrebbe portare a una maggiore attenzione alla qualità e all’affidabilità dei servizi offerti: la transizione verso modelli di business sostenibili per l’IA generativa sembra, infatti, un passaggio necessario per garantire lo sviluppo a lungo termine di queste tecnologie. Nei prossimi anni, dovremo probabilmente abituarci all’idea che l’accesso alle funzionalità dell’IA generativa avrà un costo: tuttavia, se i benefici al lavoro, così come nella vita privata, saranno all’altezza delle promesse, molti utenti potrebbero considerare questi abbonamenti come investimenti preziosi per il proprio sviluppo professionale e, perché no, anche personale.